Riflessioni su Israele
1 - Un’opinione diffusa per ignoranza o per malizia è quella di ritenere che la creazione dello stato d’Israele in Palestina sia stata la conseguenza della shoah verificatasi durante la seconda guerra mondiale. In realtà lo stato israeliano fu progettato sin dalla fine del 1800 dal movimento ebraico sionista ispirato soprattutto dalle idee e dai programmi di Theodor Herzl. Costui ritenne che gli ebrei sparsi nel mondo per sottrarsi alle discriminazioni e persecuzioni a cui erano talvolta soggetti dovessero riunirsi su di un territorio prestabilito e creare un proprio stato. Motivi di carattere storico e religioso indicarono tale territorio nella Palestina, prevalentemente abitato da popolazioni arabe musulmane e cristiane a cui iniziarono ad aggiungersi a mano a mano gruppi di ebrei provenienti dall’Europa. Tali progetti sionisti ebbero un avallo nel novembre 1917 con la famosa dichiarazione Balfour in cui il governo inglese vedeva con favore in Palestina la costituzione di un focolare nazionale per il popolo ebraico (focolare quindi non stato). L’intenzione di creare uno stato sionista in Palestina era quindi ben precedente alla shoah; questa accelerò i tempi di realizzazione e prevalse su qualsiasi preoccupazione di legalità e giustizia.
2 – Era evidente che creare un nuovo stato all’interno della Palestina, che verso il 1920 risultava avere un 90% di popolazione araba, significava accaparrarsi di una parte del territorio scacciandone la popolazione occupante. Né si poteva sperare che la popolazione araba avrebbe fatto largo ai nuovi arrivati rinunciando pacificamente alle proprie case, ai propri terreni e ad ogni altro bene; per andare dove, da chi, a che fare? Infatti la creazione dello stato sionista d’Israele, poté realizzarsi solo utilizzando a cominciare dal 1920 metodi violenti, cioè espropriazioni, deportazioni, bombardamenti, attentati, fucilazioni. La decisione del 25 novembre 1947 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di dividere la Palestina in due stati, a tutt’oggi non si è realizzata perché Israele in realtà vuole un territorio tutto per sé. Le varie delibere dell’ONU sono state pertanto sempre ignorate grazie alla copertura politica e militare degli USA.
3 - Il 18 luglio 2018 il parlamento israeliano ha approvato una legge che definisce Israele lo stato-nazione del popolo ebraico. Trattasi quindi di uno stato etnico-confessionale dove cittadini sono solo gli ebrei e Gerusalemme diventa la capitale indivisa. Arabi e cristiani presenti nel territorio israeliano sono quindi sudditi più o meno tollerati. In tempi in cui di razzismo si parla spesso a sproposito, in nessun paese dell’Occidente si è levata da parte di uomini politici od organi d’informazione una sola voce di deplorazione. Pertanto la persecuzione contro i Palestinesi è potuta proseguire scacciandoli dalle loro case di Gerusalemme, effettuando altri insediamenti illegali in Cisgiordania, continuando a riempire le carceri di detenuti senza processi, creando carceri speciali per bambini. La coscienza pelosa dei governi occidentali non è stata da tutto ciò minimamente perturbata e alcuni dementi ministri del governo italiano hanno insistito nell’affermare che Israele è l’unica vera democrazia dell’Oriente.
4 – Rassicurato dalla protezione degli USA e dall’acquiescenza degli stati europei, i tentativi di creare due stati con uno stato palestinese improponibile, senza sovranità e fatiscente vengono da Israele ormai definitivamente abbandonati e viene fatta propria la vecchia soluzione oltranzista di un solo stato per soli ebrei, come preannunciato dalla legge dello stato-nazione del 18 luglio 2018. I Palestinesi che dal 1920, ed anche prima, sono stati sottoposti ad ogni genere di vessazioni si trovano pertanto di fronte ad una situazione che sembra non avere più vie d’uscita e reagiscono come chi è disperato e non ha più nulla da perdere; essi ritengono di poter non rispettare le regole nei confronti di chi le regole non le ha mai rispettate, di poter non seguire principi umanitari nei confronti di chi da decenni ha adottato l’uso sistematico della violenza e della sopraffazione e di non dover avere alcuna pietà nei confronti di chi auspica la loro eliminazione.Possiamo dissentire su questo modo di ragionare e d’agire ma non possiamo fingere di ignorarne le cause , le responsabilità, le connivenze, i silenzi che l’hanno determinato.
5 – Mentre noi deploriamo l’attacco insensato e spietato di Hamas del giorno 7 ottobre, Netanyahu sfrutta il tristissimo episodio non solo per eliminare Hamas ma soprattutto per incrementare quella pulizia etnica auspicata e propagandata dagli ambienti più estremisti del suo governo. Tanto più facile infatti sarà evitare la formazione di uno stato palestinese quanto minore sarà il numero dei Palestinesi viventi in Israele. Per fare ciò si possono percorrere due strade parallele : estromettere i Palestinesi costringendoli ad emigrare, come si è già fatto altre volte nel passato, e continuare ad eliminarli fisicamente tutte le volte in cui si presenta l’occasione propizia. Il diritto di Israele alla legittima difesa, sostenuto dagli USA e dall’Unione Europea, come tutti i diritti non può essere di portata sconfinata; se si vuole considerare Hamas un’organizzazione terroristica, non si può per combattere i terroristi radere al suolo un’intera regione producendo sino ad oggi circa 20200 morti, più quelli rimasti sotto le macerie. Da tempo è invalso il concetto che la difesa (e la rappresaglia) deve essere proporzionata, in caso contrario si tratta di un crimine e chi lo compie è un criminale. Ma lo sono anche coloro che col criminale sono e continuano ad essere solidali; ne abbiamo in abbondanza anche fra i politici italiani.
Giuseppe Occhini 29/12/2023